L’arcangelo Michele nella tradizione religiosa ebraico-cristiana è l’angelo che difende a spada tratta le forze del bene contro quelle del male. In età medievale, quando l’Europa cristianizzata, dalle estreme lande del nord a quelle più meridionali affacciate sul Mediterraneo, decide di rivolgere le proprie mire sulla Terra Santa, la Palestina dei Romani, per liberarla dai seguaci di Maometto e ricondurre il Santo Sepolcro nell’alveo dell’influenza franco-latina, fra gli itinerari devozionali del Vecchio Continente fu formulato un percorso speciale dedicato proprio all’impavido Michele. Si tratta di sette luoghi particolari, tutti allineati lungo una traiettoria che segue l’andamento del percorso apparente del sole da nord-ovest a nord-est, alla data del solstizio d’inverno: dall’Irlanda sino alle isole dell’Egeo e da qui sino alla costa delle Giudea. La strada dei Crociati fino a Gerusalemme è netta come un fendente della spada dell’Arcangelo, il cui nome nella trasposizione dalla lingua d’Israele a quella dei Latini suona Quis ut Deus? e che simbolicamente rappresenta il condottiero che guida verso la vittoria, con tanto di armatura a capo delle milizie celesti.
Nella mappa sono elencati i sette santuari, in luoghi impervi e arroccati in alto, difficili da raggiungere perchè non agevole è la via verso la ricerca del sé, che vanno dall’isola irlandese di Skellig Michael a Saint Michael’s Mount in Cornovaglia; da Mont Saint-Michel in Normandia alla Sacra di San Michele in Piemonte; da Monte Sant’Angelo in Puglia all’isola greca di Simi con il monastero di Michele Taxiarchis; per terminare al Monte Carmelo dalle cui pendici i pellegrini potevano rimirare la vallata su cui aveva mosso i propri passi Gesù il Nazareno. Si passa dai 51°46′ di latitudine di Skellig Michael ai 41°21′ del Gargano, sino alla latitudione di 32°49′ in Israele, con uno scarto di circa 20 gradi latitudinali. Mentre la longitudine va da 32°31′ ovest (rispetto a Greenwich) per l’isolotto iralndese, passando per i 15°57′ Est di Monte S. Angelo, sino alla longitudine di 34°58′ Est di Haifa ed una distanza di duemila chilometri. Ne deriva che la congiunzione di questi sette coordinate geografiche, tenendo conto delle curvilinearità del globo terrestre, segua una traiettoria con un angolo d’inclinazione assimilabile alla linea del sole alla data solstiziale invernale, quando la luce del giorno – e della fede – è al suo minimo zenitale, ma pronto a risalire dopo avere debellato Apophi, il serpente egizio delle energie notturne e ristabilire la potenza di Ra. La levata del Sole si trova posizionata sull’allineamento del taglio di lama di S. Michele – orientato a 60 gradi – che unisce i sette santuari. La data del 21 dicembre diventa ancora più simbolicamente significativa perché evocatrice della rinascita con chiaro riferimento non solo cristologico al Salvatore, ma anche alle celebrazioni pagane del Sol Invictus, destinato a dare un colpo di reni al suo percorso.
L’asse inclinato di circa 60 gradi (o di 30° rispetto all’angolo opposto) cui si è fatto cenno rimanda inevitabilmente, oltre alle osservazioni strettamente scientifiche, ai culti solari così diffusi nel mondo antico e alle interpretazioni sapienziali. Pertanto è giocoforza associare il fiammeggiante e vittorioso Michele ad Apollo, assimilandolo alle forze della luce che sconfiggono le tenebre. E’ quello stesso Arcangelo che a Roma, sulla cima della Mole Adriana, ripone la spada nel fodero dopo avere debellato la peste del VI secolo, ai tempi di Gregorio Magno.
La linea di San Michele: con l’inclinazione di 60 gradi dall’Irlanda alla Terra Santa
Albrecht Dürer: disegno per la costruzione geometrica di una meridiana. Inclinazione a 60 gradi dello gnomone all’equinozio d’inverno
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In alto: il complesso monastico sull’isola di Skellig Michael, al largo della costa orientale irlandese
In gaelico significa rocca di Michele ed è una piccola isola a 17 chilometri dalla costa del Kerry. Sulla sua sommità, quasi inaccessibile, nel VI secolo si insediò questo monastero di grande importanza storica e ambientale, oltre che religiosa, intestato appunto all’arcangelo, a testimonianza della precoce diffusione del cristianesimo in Irlanda.
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Cornovaglia: nell’Inghilterra meridionale l’isola con il complesso di Saint Michael’s Mount
Come l’omologa isola francese, cui somiglia anche sotto il profilo morfologico, è stata dedicata all’arcangelo Michele dagli stessi monaci benedettini provenienti dalla Normandia. Del nucleo originario del V-VI secolo resta ben poco, inglobato nella fortezza risalente al Cinquecento. Come il Saint-Michel dirimpettaio l’isolotto è collegato alla terra ferma da una lingua di terra che resta percorribile in funzione delle maree, quasi a simboleggiare il flebile confine fra il bene e il male nel percorso che conduce a Dio.
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In alto: Normandia, Mont Saint-Michel
E’ un’isolotto tidale, dall’inglese “tide” cioè marea, che in base all’andamento del ciclo lunare, ne consente l’accesso lungo uno stretto istmo sabbioso. Così come avviene nell’appena descritto monastero inglese. La leggenda racconta di un’apparizione qui dell’Arcangelo agli inizi dell’VIII secolo, il quale chiese gli fosse innalzato un santuario. L’abbazia benedettina che gli crebbe intorno si sviluppa nei secoli ed è un sussegurisi di stili architettonici fra loro diversi, dal carolingio al gotico fiorito. Durante la Rivoluzione Francese il monastero fu dismesso e il castello divenne una prigione.
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In alto: Val di Susa (Piemonte), Sacra di San Michele
Simbolo dell’architettura monastica medievale alpina, l’abbazia benedettina della Val di Susa fu presa a modello da Umberto Eco per l’ambientazione del suo romanzo Il nome della rosa. E’ la prima tappa italiana della via Francigena ed il periodo di suo massimo splendore si colloca fra il XII ed il XIV secolo.
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In alto: santurario e grotta di Monte Sant’Angelo sul Gargano
Alla fine del IV secolo, come da tradizione, l’arcangelo Michele apparve al vescovo del posto e gli ordinò di adibire una grotta al suo culto. Da quel momento il Gargano divenne meta obbligata per i pellegrini diretti verso il vicino Oriente. Il santuario che crebbe sulla grotta è un notevole esempio di architettura normanna
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Isola di Simi, nel Dodecaneso: chiesa e monastero di San Michele a Panormitis, che i Greci chiamano Taxiarchis, appellativo per indicare chi è a capo della schiera
Il monastero greco-ortodosso nell’isola di Simi si trova presso il villaggio di Panormitis. Si suppone che il nucleo originario sia sorto nel V secolo sul luogo di un tempio dedicato ad Apollo. L’aspetto attuale è frutto di un massiccio rimaneggiamento nel periodo veneziano. Il campanile che lo caratterizza è addirittura una ricostruzione del primo Novecento. Vi si conserva la veneratissima icona dell’arcangelo Michele che dell’isola è il santo patrono.
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Complesso del Monte Carmelo in Terra Santa: monastero della Stella Maris
Già nei tempi più remoti del giudaismo il Monte Carmelo, in Alta Galilea, era luogo venerato perché qui aveva dimorato il profeta Elia. In epoca bizantina vi fu innalzato un santuario in onore di San Michele Arcangelo in cui era confluita l’antica sacralità di quel genius loci. Nell’età delle crociate il sito monastico, acquisito dai Latini e dalla chiesa romana, era stato consacrato alla Madre Celeste con il toponimo Stella Maris. Il centro conventuale benedettino che conosciamo oggi è stato costruito dagli Italiani nella prima metà del XIX secolo,
Miniatura medievale dalla collezione di manoscritti Egerton (British Library a Londra), raffigurante il pellegrino in partenza per il suo viaggio
Rilievo sulla facciata del duomo romanico di Fidenza: corteo di pellegrini (XII sec.)
Particolare di un affresco trecentesco conservato nel museo diocesano della catalana Lleida. Dare ospitalità ai pellegrini durante una tappa del viaggio devozionale era considerata una pia opera di misericordia