PLAUTILLA BRICCI  “ARCHITETTRICE” DEL VASCELLO

Il quartier generale del Grande Oriente d’Italia, l’obbedienza massonica numericamente più rappresentativa  dello Stivale, ha sede a Roma nella Villa fuori le mura detta “del Vascello”. Qui alloggia il Gran Maestro pro tempore [1] e qui sono ubicati gli uffici, gli archivi, la biblioteca e qui opera lo staff organizzativo dell’Istituzione.

Si trova al Gianicolo, tra Porta San Pancrazio e via delle Fornaci, in un elegante e sobrio edificio ampliato e rimaneggiato a fine Ottocento – secondo gli orientamenti neorinascimentali dell’epoca – innestatosi su una dependance di Villa Medici del Vascello.

Il toponimo del Vascello era stato attribuito a quel curioso e stravagante edificio barocco realizzato nel XVII secolo dalla nostra prima donna architetto della modernità. Oggi il 40 per cento degli iscritti all’Ordine professionale è di sesso femminile, ma a quei tempi il “gentil sesso” nel campo dell’architettura era una rarità assoluta, assai più che in pittura dove qualche nome tuttavia circolava; e per Plautilla Bricci (è di lei che si parla) i testi d’epoca parlano di “architettrice”, sostantivo declinato al femminile ma caduto rapidamente in disuso.

Se nel Seicento  letterario italiano “è del poeta il fin la meraviglia”,  gli architetti barocchi romani si allineano prontamente alla sollecitazione del Marino.

FIG. 1

FIG. 1 : Plautilla Bricci, disegno del Vascello (prospetto longitudinale, 1663 (Archivio di Stato)

fig. 2

FIG. 3

 

FIGG. 2 – 3 : prospetti sud e nord del Vascello (dal volumetto di Elpidio Benedetti, 1676)

E la fabbrica che Plautilla Bricci, a fianco del fratello Basilio – “architetto e pittore di esquisita intelligenza”(MAYER 1676, p. 4) – costruisce per Elpidio Benedetti, abate al servizio del Mazarino, negli anni Sessanta del XVII secolo era sicuramente destinata a suscitare l’incantato stupore del pellegrino che percorrendo la via Aurelia Antica si apprestava ad entrare nella Città Eterna.

Il suo aspetto era infatti quello di un nobile veliero, con tanto di carena immersa in un gioco di onde intagliate nella pietra, che svettava dal basamento in un trionfo di  alberi maestri e vessilli, sicuramente ispirato dalla fervida esuberanza berniniana del più immaginifico barocco (FIGG. 1, 2, 3). Quel poco che è sopravvissuto ricorda infatti le increspature che l’architetto napoletano ha cesellato su fianchi e finestre di Palazzo Montecitorio. Ma anche le fantasie di palazzetto Zuccari a via Gregoriana o certe astruserie manieriste di Bomarzo.

Fu suor Maria Efrasia della Croce, che con la religiosissima Plautilla era in rapporto di amicizia, a presentarle il proprio fratello, l’abate Benedetti, il quale era in procinto  di costruirsi una villa suburbana, caldeggiando l’assegnazione del progetto all’insolita architettrice. Era il 1663 e a quella data Plautilla era una matura donna di 47 anni.

La descrizione del Vascello è stata stilata dallo stesso Elpidio Benedetti che, sotto falso nome di Matteo Mayer, diede alle stampe Villa Benedicta literaria, un libriccino di  poco più di un centinaio di pagine, pubblicato a Roma nel 1676 (MAYER 1676). Plautilla è ricordata anche come autrice delle decorazioni pittoriche all’interno della villa, dove lavorò accanto al ben più celebre Pietro da Cortona.

Plautilla (Roma, 13 agosto 1616–post 1690)  e  Basilio (Roma, 18 ottobre 1621–24 giugno 1692) erano nati dal matrimonio di Chiara Recupita con Giovanni Bricci (Roma, 1579-1645) e avevano ereditato dal padre – poliedrico musico, letterato e pittore formatosi alla scuola di Federico Zuccari – le apprezzate attitudini artistiche.

Per le notizie bio-bibliografiche ed artistiche di Plautilla, che seppe anche destreggiarsi abilmente con i pennelli, si rimanda alla voce BRICCI Plautilla  redatta dall’accademico di Francia Olivier Michel in Dizionario biografico degli Italiani (MICHEL 1972); alla monografia di Consuelo Lollobrigida, Plautilla Bricci, Architectrice Celebris (LOLLOBRIGIDA 2014).

louis

FIG. 4 : Plautilla Bricci, cappella di S. Luigi dei Francesi (1664)

Al 1664 risale la sua attività nella Cappella di San Luigi, la terza sulla sinistra, a San Luigi dei Francesi, da lei ampliata e decorata nel 1664, cioè un anno dopo la villa a San Pancrazio (D’ARMAILHACQ 1894, pp. 40, 158). Alla sua mano si deve anche la pala del santo (FIG. 4). Ed ancora al nome di Plautilla Bricci viene ricondotto per alcuni dettagli di ornato il palazzo  Testa-Piccolomini a Montecavallo (BERNICH 1897), d’angolo fra via della Dataria e via dei Lucchesi, poi rimaneggiato nel Settecento.

Nel volumetto del Mayer/alias Benedetti, nel descrivere Villa Benedetta, viene dato maggiore risalto alla figura di Basilio Bricci, mentre la sorella Plautilla appare relegata in secondo piano come collaboratrice; ma la critica moderna è piuttosto propensa a credere esattamente il contrario, giustificando l’inversione dei ruoli con il fatto che in un periodo tendenzialmente sessuofobico come quello controriformistico una personalità femminile non avrebbe dovuto adombrare quella maschile.

L’esecuzione delle opere fu invece commissionata al capo mastro muratore Marco Antonio Beragiola, con un contratto del 15 ottobre 1663. Si ritiene che a dirigere i lavori fu proprio la stessa Plautilla.

Il nome di Plautilla, che probabilmente negli ultimi anni della sua vita si ritirò in convento, compare di nuovo nel testamento dell’abate Elpidio Benedetti redatto nel 1690; alla pia donna viene fatto lascito di una casa in usufrutto a via di San Francesco a Ripa. Perciò l’anno della sua morte è sicuramente successivo a tale data.

Migrato a miglior vita il  Benedetti, che tramite il Mazarino aveva a che fare con la corte francese, la villa passò al duca di Nevers e nel 1749 al conte Giraud (FIG. 5).

FIG. 5

FIG. 5: Girolamo Induno, Villa Giraud, 1849 (Archivio del Museo Storico del Risorgimento)

FIG. 6

FIG. 6: mappa topografica, 1810 circa (Archivio di Stato)

fig. 7

FIG. 7 : progetto dell’ing. Guido Beretta, 1897 (Archivio Capitolino)

Dopo i fatti del 1849, quando gli strenui difensori della Repubblica Romana dovettero vedersela con le truppe francesi accorse in difesa di papa Pio IX, la splendida costruzione fu al centro dei bombardamenti e ridotta a rudere. Inglobata nelle contigue proprietà dei Pamphili, il suo possesso fu ceduto al conte De Angelis e da questi a Giacomo Medici nel 1877 che si preoccupò di adattare a propria residenza suburbana la modesta costruzione che si trovava fra l’antico impianto (di cui non restano che scarne testimonianze) e il muro di confine verso “la strada per Porta Cavalleggeri” oggi via delle Fornaci. Si trattava, come deducibile da una mappa catastale di primo Ottocento (FIG. 6), di un vecchio rustico adibito a stalla e fienile, che l’ing. Guido Beretta rigenerò ampliandolo e convertendolo secondo il progetto presentato per le necessarie approvazioni comunali nel 1897 e conservato presso l’Archivio Capitolino (FIG. 7). L’esito della trasformazione è quello che oggi possiamo ammirare dopo i lavori di manutenzione e risanamento eseguiti a partire dal 2002 [2]: una costruzione alla maniera neo-cinquecentesca sulla falsariga della peruzziana Farnesina alla Lungara (FIGG. 8-12).

FIGG. 8 – 12 : Villa del Vascello sede del G.O.I. (sul prato il simbolo di squadra e compasso)

Dunque tutt’altra cosa rispetto al Vascello primigenio, di cui sono visibili solo pochi resti su via di San Pancrazio (FIG. 13) che ci rendono solo una pallida idea di quanto fosse lussureggiante questa bizzarra costruzione. E se non venissero in soccorso disegni e stampe d’epoca se ne sarebbe inesorabilmente perso il ricordo.

FIG. 12

FIG. 13 : ruderi del Vascello seicentesco (prima e dopo i recenti restauri)

In alto: prospetti a cura dello scrivente in occasione (2002) dei lavori di ristrutturazione

L’immobile è proprietà della società Urbs che l’acquistò alla fine degli anni Settanta del secolo scorso e dal 1983  lo destinò a rappresentanza del Grande Oriente d’Italia.

Per le vicende legate alla cronologia della costruzione si rimanda al libro di Carla Benocci, Villa Il Vascello (BENOCCI 2003); al capitolo Villa il Vascello redatto dal prof. Mario Pisani in Le case massoniche della Urbs (PISANI 2014).

ragazza col compasso galleria spada

arch. Renato Santoro – Roma, 1 novembre 2015

 


BIBLIOGRAFIA

MAYER 1676

M. Mayer, Villa Benedicta literaria. Villa Benedetta descritta da Matteo Mayer e dal medesimo dedicata al Serenissimo Prencipe Ludovico Landgravio d’Hassia, Mascardi, Roma 1676

D’ARMAILHACQ 1894

A.D. D’Armailhacq, L’Eglise Nationale de Saint Louis des Français à Rome. Notes Historiques et Descriptives, Cuggiani, Rome 1894

BERNICH 1897

E. Bernich, I palazzi di Roma. Il palazzo Testa-Piccolomini in “Fanfulla”, 12 febbraio 1897

MICHEL  1972

O. Michel in Dizionario biografico degli Italiani, vol. 14, sub voce Bricci Plautilla, Treccani, Roma 1972

BENOCCI 2003

C. Benocci, Villa Il Vascello, Erasmo, Roma 2003;

LOLLOBRIGIDA 2014

C. Lollobrigida, Plautilla Bricci, Architectrice Celebris, lettura del 19 novembre 2014 presso la Facultad de Letras y Filosofia, Universidad de Granada

PISANI 2014

M. Pisani, Villa Il Vascello in Le case massoniche della Urbs, a cura di C. Castaldo, E. Viani, Gangemi, Roma 2014.


NOTE

[1] La carica è elettiva e dura cinque anni. Dal 2014 è Gran Maestro il senese Stefano Bisi. La dicitura completa dell’obbedienza è G.O.I. – Palazzo Giustiniani, dallo storico edificio, a due passi dal Pantheon, che ne fu sede dal 1901 al 1985

[2] Con la direzione dei lavori a cura dello scrivente

vascello 1849

Foto d’archivio: il complesso del Vascello semidistrutto in seguito agli attacchi francesi del 1849

8 Comments

  1. Meravigliosa descrizione e ricostruzione di fatti storici . Sto leggendo “lArchittetrice” di Melania Mazzucco e mi sono incuriosita della storia di questa villa . Grazie

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